41 - 9 Novembre 2018

DI TELEFONI VECCHI, RICORDI E ALTRE STORIE

telefoni e vecchi ricordi

Di quando c’erano i telefoni, a casa con la rotella. E i genitori ci mettevano il lucchetto.

La bolletta era troppo alta, ci sgridavano.

Di quando ci siamo inventati un modo per chiamare lo stesso, muovendo rotella e lucchetto insieme.

Alzi la mano chi lo ha fatto come me!

Dei tempi in cui si chiamava a casa e bisognava presentarsi, chiedere il permesso, mi scusi per il disturbo.

E i genitori si facevano un’idea, chi è questo cafone che ti chiama e non dice nemmeno il suo nome

Di tempi in cui il telefono poteva essere occupato. Già.

Tu ti eri preparato tutto quanto il discorso e sì, il telefono era occupato.

Aspettare, pazientare.

Di tempi in cui di telefono ce n’era uno solo in tutta la casa e bisognava aspettare.

Aspettare, pazientare.

E il telefono spesso era posizionato all’ingresso o in sala o in cucina, insomma, in un posto dove la privacy non c’era.

E tutta la famiglia sapeva che tu eri al telefono.

Era così grave?

Quei tempi in cui stavi al telefono da un’ora con la tua migliore amica, a 15 anni si hanno tante cose importantissime da dirsi, e tuo padre entrava sei ancora al telefono?

Di tempi in cui eri fuori casa e al massimo potevi sperare.

In una telefonata, in un messaggio in segreteria, in un biglietto scritto dalla mamma da ritrovare al ritorno.

Ha chiamato lui, chiede se lo richiami.

E ricordo bene anche quando tornavo, speravo, cercavo ma niente, il biglietto non c’era.

Aspettare, pazientare.

E chi aveva chiamato poteva sempre sperare che noi non avessimo ricevuto la comunicazione, oppure che la avessimo ricevuta troppo tardi per richiamare.

Non c’erano spunte di nessun colore, non c’erano ultimi accessi, non c’erano visualizzazioni.

Non c’erano certezze con i vecchi telefoni.

Solo speranze, solo tentativi, spesso timidi.

C’erano gli appuntamenti telefonici, c’era anche una specie di pianificazione, c’era da mettersi d’accordo perché poi magari uno usciva e il telefono rimaneva a casa.

Io quei tempi me li ricordo bene. E tu?

Aspettare, pazientare.

Sono convinta che a noi quei tempi ci hanno salvato la vita e forse anche la testa.

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