31 - 2 Luglio 2020

NON SI SCEGLIE DI NASCERE A MILANO

Non si sceglie di nascere a Milano

Non si sceglie di nascere a Milano.

È una cosa che succede, che accade. E che poi ti rimane attaccata tutta la vita.

Ti rimane attaccata come una di quelle cose che non è perfetta, che è piena di difetti, ma è casa tua.

Talvolta non si sceglie neanche di venirci a vivere.

Magari è una decisione che è stata presa decenni prima da tua madre o da tuo nonno.

Oppure capita che tu ci sia venuto per studiare e poi non sia più riuscito ad andare via.

Con il tuo vecchio mondo che non ti capisce: come fai a vivere a Milano?

Fai che per te è come se a Milano ci fossi nato, è diventata la tua città, non potresti più tornare indietro.

Mi dicono sia una cosa che ti rimane addosso anche quando te ne vai, non lo so, io non sono mai andata via.

Milano ha a che fare con la nebbia, con i tram, con il freddo di gennaio, il cinema e le caldarroste in Corso Vittorio Emanuele.

Molto spesso con la fretta, con le liste di cose da fare, non le finisci mai quelle dannate liste.

Con i programmi, la frenesia e ultimamente con gli aperitivi sulle terrazze.

E con la Madonnina che ti giri ed è sempre lì. Con il cappuccio, il panettone a Natale e la cotoletta.

Milano ha a che fare con la speranza di realizzazione, di impresa, di obiettivi centrati.

I soldi sono una conseguenza a Milano, mai lo scopo.

E anche se ogni volta che te ne vai dici ti immagini vivere qui, poi però a vivere rimani sempre a Milano.

Ha a che fare con un treno quando eri bambina e il cuore che ti si allargava quando intravedevi la Stazione Centrale.

E con il tuo papà così milanese che di più non si può, nel suo cappotto o paltò, come diceva lui.

Ma Milano ha a che fare con il basso profilo, attenzione, i soldi non si espongono, le marche nemmeno.

Con molti licei prestigiosi, pubblici, agli ignoranti lo dico chiaro: sono pubblici, non costano niente.

Ha a che fare con Via Festa del Perdono, la sua storia, un ospedale che diventa Università, ragazzi che storia pazzesca, la conoscete?

Milano, la mia Milano, ha a che fare con l’eleganza, con il nero usato solo di sera, la Prima alla Scala e i taxi fuori che aspettano di riportarci a casa.

Con le Luci a San Siro, che no, non ci sono proprio più.

Non mi riconosco nella Milano di chi è venuto qui per sfruttarla e neanche nella Milano sguaiata di chi crede che con i soldi si possa diventare milanesi.

Non credo nemmeno in una Milano egoriferita e individualista, che non pensa al prossimo, che non aiuta chi ha bisogno.

Che non sa rinunciare ad un aperitivo nemmeno se questo piccolo sacrificio dura solo un periodo, non tutta la vita!

Credo in una Milano che sia capace di chiedere scusa per essersi allontanata da se stessa, proprio nel momento di massimo bisogno, incapace di fermarsi quando doveva fermarsi.

Di pensare ai più deboli come è nella sua natura, snaturata invece dietro a un qualcosa che non le appartiene.

Perché Milano è generosa, Milano è benefattrice, Milano è altruista, Milano con il cuore in mano non è una frase fatta, siamo noi.

Milano è discreta, riservata e bellissima ma si nasconde, la devi cercare nei suoi cortili se vuoi davvero sapere chi è.

Milano è aperta, Milano ti accoglie, Milano sbaglia e si rialza, Milano risorge, ma non credere mai che Milano perdonerà chi degli altri se ne è fregato mentre gli altri morivano, pensando solo alle proprie tasche.

Non siamo così, noi no, noi siamo milanesi.

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4 comments

  1. Valeria says:

    Essere napoletana é alquanto difficile. Essere napoletana vuol dire rassegnarsi al fatto che non hai la possibilità di crescere professionalmente perché l’arte di arrangiarsi giustifica lo sfruttamento e il sottopagamento.
    Essere napoletana significa essere assettata di cultura, ma non avere l’acqua.
    Io desidero un grande riscatto culturale per la mia città e restare qui é una vera impresa.
    Un abbraccio da Napoli

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