85 - 2 Novembre 2016

CA’ GRANDA: VISITA GUIDATA GRATUITA

Via Festa del Perdono 7, Milano

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img_0456Ca’ Granda, Ospedale Maggiore di Milano e poi Università degli Studi, per noi la Statale di Milano. Ci ho studiato per anni e non ne sapevo nulla. Non sapevo che era stata costruita per volere di Francesco Sforza per farsi perdonare dai milanesi anni di fame e di ristrettezze. Che per costruirla chiamò da Firenze il più importante architetto del tempo,  il Filarete. Che per lei fu lanciato il primo fundrasing della storia: la vendita delle indulgenze nella via antistante, la nostra Festa del Perdono, per l’appunto. E di soldi ne entrarono parecchi. Tanto che la parte quattrocentesca fu tirata su in meno di vent’anni.
Non sapevo che era stata costruita su una “montagna”, un terrapieno alto 9 metri e costituito dalla terra scavata dal vicino Naviglio. Garantita l’aria salubre per i malati. Non sapevo che qui gli appestati non ci entrarono mai, diretti invece al Lazzaretto. Non sapevo che questo era l’Ospedale dei poveri, ma siccome presto divenne un’eccellenza medica, vi corsero a farsi curare anche i ricchi, a caro prezzo e tenuti però ben distanti dal popolo, in un’ala separata, quella delle malattie mentali….Non sapevo che qui le donne lavoravano, non solo come domestiche o cuoche, ma come balie, dottoresse o ricercatrici e guadagnavano tanto quanto gli uomini. Non sapevo che qui ci vivevano 1600 persone tra malati e personale medico. E che il rapporto tra malati e medici era di 1 a 2 (sì, 2 medici per ogni malato!). Non sapevo che i poveri per accedervi dovevano possedere un “patentino di povertà” e che venivano smistati in una specie di antico pronto soccorso dal potente portinaio posto all’ingresso principale, guardando l’ingresso attuale sulla destra. Non sapevo che nel Seicento fu costruita la seconda parte grazie alle donazioni (circa 2 miliardi di attuali euro) dell’uomo più ricco di Milano, Filippo Carcano, che aveva tante cose da farsi perdonare a Dio.
Non sapevo che nella Crociera, ogni due letti (i materassi erano di piume d’oca) c’era una porticina che conduceva al bagno e finestrone enormi per cambiare l’aria due volte al giorno. Le condizioni igieniche erano eccellenti e venivano esportate fuori dall’Ospedale dalle persone che ci lavoravano. Non sapevo che i bambini esposti venivano qui cresciuti ed educati, a loro veniva dato il cognome “Colombo” e poi per tutta la vita protetti e guidati. Che la mensa non era uguale per tutti, ma dei nutrizionisti preparavano menù speciali per ciascun malato. Che c’era una stalla, che oggi è la Biblioteca di Storia, e io che mi sono laureata in Storia non avevo visto neanche l’inizio degli scavi. Che c’era una ghiacciaia per raccogliere la neve e conservare il cibo. Che le autopsie si cominciarono a fare qui, che Leonardo Da Vinci veniva qui a fare i suoi disegni sul corpo umano. Che ad una profondità di 6 metri ancora oggi è pieno di ossa. Che fino al 1958 convivevano Ospedale e Università, in due ali separate ma lì.
Che ci sono i resti di un antico mulino e che l’unico lavatoio quattrocentesco conservato in Italia e forse in Europa è qui. Non sapevo tutte queste cose perché le ho imparate durante una visita guidata, gratuita, che non dimenticherò facilmente. Le tre guide che ci hanno accompagnato per un’ora e mezza sono laureate e laureande in Beni Culturali, brave da commuoversi.

Scrivete a visite.cagranda@unimi.it per prenotarvi, nella speranza che anche nel 2017 ci siano i fondi per continuare questa iniziativa pazzesca.

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