DI AMICIZIE FINITE E DI AMICIZIE SOPRAVVISSUTE
Non preoccupatevi, non state per leggere una serie di frasi tristi sull’amicizia finita.
Per me l’amicizia è una cosa facile.
Che ha che fare con la libertà e con la leggerezza.
La leggerezza non è scrivere le frasi su Facebook sulla leggerezza mentre fingi di essere leggera.
No, la leggerezza è non invadere la vita degli altri, non soffocare le persone, rispettare la loro libertà.
L’amicizia, infatti, non ha molto a che fare con il possesso.
Spesso il possesso è il principale colpevole di un’amicizia finita.
Per me l’amicizia è una cosa facile che ha che fare con lo scoglio e con il mare in tempesta.
L’amicizia ha anche a che fare con il perdono.
Con il coraggio di chiedere perdono. Che non è mica da tutti.
E un po’ ha anche a che fare con il dimenticarsi le colpe, quella volta che tu, quella che volta che io.
Siamo pari e fanculo al resto.
L’amicizia ha a che fare con la tolleranza, di ciò che l’altro è, di ciò che era, di ciò che ha lasciato indietro, di ciò che ha voluto dimenticare, di quello che non ha realizzato, delle sue cicatrici, di ciò che ama o detesta e di chi si è sposato anche.
L’amicizia non ha nulla a che fare con il giudizio.
Sì, in quella lettera sulla nostra amicizia finita, quella che non ho mai scritto, ti avrei parlato del giudizio.
Quanti danni fa il giudizio. Quanto male fa il giudizio.
L’amicizia ha, invece, molto a che fare con il rispetto di tutto questo fardello che ci si porta dietro.
E ce lo portiamo dietro tutti quanti, il fardello, bada bene.
E mi dispiace, tenetevi forte, non c’è amicizia senza gentilezza. Che i modi di merda non sono da amici.
Sono l’anticamera di una bella amicizia finita.
Che l’amicizia è una cosa delicata, anche.
L’amicizia è una cosa facile che ha a che fare con la fatica.
La fatica quella che non costa, che viene spontanea, la fatica che è lavoro, che è costanza, che è risponderti, pensarti, cercarti, vederti, pianificare cose, farle queste cose insieme.
È progetti e programmi, piccole cose messe in fila, giorno dopo giorno.
L’amicizia talvolta ti appare all’improvviso, una sfumatura azzurra, un motorino rumoroso, un accento straniero, una risata senza fine.
L’amicizia è una cosa che poi ha a che fare con le parole ma soprattutto con il silenzio.
E più di tutto ha a che fare con la famiglia.
Perché l’amicizia è la famiglia che ti scegli, non quella che ti trovi per destino.
Non sei mica obbligato, non c’è un fato misterioso, una volontà divina o una strada segnata.
Si può anche decidere di cambiarla quella strada se ci fa stare male, se ci ha ferito, se ci ha tradito.
Ma l’amicizia ha a che fare con la famiglia.
Perché io credo nelle amicizie di famiglia. Quelle in cui i bambini crescono insieme, quelle in cui gli amici si chiamano zii.
Gli anni, in effetti, passano sui nostri volti e sulla statura dei nostri figli. E per me gli anni che passano hanno senso solo in questo modo.
L’amicizia ha una regola infallibile: se succede qualcosa a te succede un po’ anche a me. Gioia o dolore, felicità o dispiacere, successo o fallimento.
Succede a te e succede anche a me. Dalla stessa parte. Non c’è una deroga a questa regola. Mai.
In caso contrario, ti sei confuso, ti sei sbagliato.
In caso contrario, l’amicizia rischia di finire male.
L’amicizia è quella cosa che ti fa essere al settimo cielo per il colloquio della vita, che però non è il tuo.
Certe volte l’amicizia è un po’ come le sigarette. Ti ricordi quante ne abbiamo fumate insieme, io e te. Lo chiamavamo il “fuma, fuma”, noi.
Eravamo giovani e di certo non ce ne poteva fregare di meno della salute, dei danni e dei nostri polmoni. Avevamo la convinzione di essere immortali.
Credevamo che anche la nostra amicizia non potesse finire mai.
Era la giovinezza a darci quella certezza. Pare sia inevitabile, imprescindibile, necessario anche.
Il meglio con le sigarette lo abbiamo dato nelle sere d’estate, nei ristoranti all’aperto, profumo di zampirone.
Certe volte penso alla nostra amicizia finita.
Il fumo delle nostre sigarette alla fine è svanito via insieme a lei.
Magari senza motivo, o invece i motivi ci sono, ci sono sempre quando finisce un’amicizia.
A me è successo solo una pesantissima volta, per fortuna, quella con te.
Mi domando quale sia stato il momento esatto in cui io e te siamo andate in frantumi. Oppure un momento esatto non c’è.
Quando è che abbiamo smesso di parlarci, di sorriderci, di capirci.
Quando siamo passate dall’amore alla rabbia e poi all’indifferenza?
Ho concluso, perché dovevo concludere prima o dopo, che la nostra amicizia non ha retto all’urto della vita.
Non è sopravvissuta quando siamo diventate grandi, quando il gioco si è fatto duro davvero.
Non so se sia un bene o un male, se sia una forma di cinismo da vecchiaia o di rassegnazione da mazzate.
Ma credo che le amicizie che sopravvivono nel tempo, nei decenni, sono quelle che riescono ad accettarci cambiate, cresciute, invecchiate, peggiorate, anche, se serve.
Che riescono, in estrema sintesi, a tollerarci.
Quelle che rimangono ferme a ieri, muoiono.
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