50 - 13 Agosto 2018

MARIA LAI E LA SUA STAZIONE DELL’ARTE A ULASSAI

La stazione dell'arte di Maria Lai

Mi succede sempre, in ogni gita che faccio in Sardegna alla scoperta dei grandi artisti sardi.

Penso a come sia possibile che in un paesino sperduto e dimenticato da noi continentali, dall’Italia, sia potuto nascere un genio simile.

Mi è successo con Costantino Nivola quando ho visitato la sua Orani e il museo a lui dedicato.

Mi è ricapitato di nuovo a San Sperate quando sono rimasta senza parole nel Giardino sonoro di Pinuccio Sciola.

Non poteva non succedermi con Maria Lai nella sua Ulassai, un minuscolo paese dell’Ogliastra dove è nata, nel 1919.

Il genio evidentemente quando deve nascere lo fa, anzi forse soprattutto in luoghi così remoti dove gli stimoli uno doveva andarseli a cercare dentro.

Ho voluto andare a Ulassai, il paese di Maria Lai, l’ho deciso perché qui non ci capiti per caso.

E nonostante la sua edilizia un poco infelice, sono rimasta stregata dalla sua natura, Dolomiti e abeti come se fossimo in Trentino Alto Adige.

Ulassai il paese di Maria Lai

Ci sono voluta venire perché volevo visitare la Stazione dell’Arte e il Museo a cielo aperto di Maria Lai.

Volevo conoscerla e respirare la stessa aria che ha respirato lei.

La Stazione dell’Arte di Maria Lai

La stazione dell'arte di Maria Lai

La Stazione dell’Arte è una vecchia stazione in disuso, che ha subito svariate vicende fino a quando nel 2006 Maria Lai la scelse come sede delle sue opere, circa un centinaio, che aveva regalato al suo paese.

Il museo si articola in due caseggiati poco fuori dal paese che dominano la vallata di Jerzu.

La vallata sotto la Stazione dell'Arte di Maria Lai

Maria Lai non ha voluto un mausoleo a lei intestato, tanto più che allora era viva.

Ha scelto una vecchia stazione in disuso, un luogo dove si parte e dove si arriva, dove ci si incontra anche oggi che stazione non è più.

Così come ha fatto lei nella sua lunga vita, nata a Ulassai e da qui andata e tornata molte volte.

A studiare, a guarire, a imparare, a esporre: Cardedu, Cagliari, Roma, Venezia.

Visiterete la Stazione dell’Arte insieme ad una guida, la nostra è stata bravissima.

Ci ha trasmesso, in una visita che dura circa un’ora, il senso della vita e dell’opera di Maria Lai.

Abbiamo ascoltato il suo percorso partito dalla pittura e dalla scultura per poi diventare qualcosa di diverso, di altro.

Ci sono stati mostrati i suoi telai, con quel filo che esce dall’opera come a dirci che il discorso non si esaurisce lì. Che continua con noi.

I suoi cieli stellati, con gli aghi puntati e il velluto, cangiante, come sfondo.

Abbiamo cercato di comprendere i valori della tradizione ancestrale sarda, quelli femminili soprattutto, la donna che fa il pane, che tesse le fila del tappeto e della vita.

Ho visto da vicino i libri cuciti di Maria Lai, ognuno ci legga quello che vuole, talvolta una leggenda.

E ancora i libri e i pani di ceramica, la cultura si può mangiare, anzi si deve.

Ho amato le sue cornici non cornici, per Maria Lai le cornici ci distraggono dall’opera.

Il vetro mai, l’opera la rovina proprio.

Finché è stata viva Maria Lai, fino al 2013, non si poteva mai considerare concluso nessuno dei suoi lavori.

Poteva rivederlo, rivisitarlo, ribaltarlo.

Quando entrerete nella Stazione vedrete in fondo le Fiabe Intrecciate, un’opera in metallo del 2007, accanto ad un telaio sulla parete, che si prende tutto il maestrale del mondo quando soffia.

E qui soffia forte.

Noi abbiamo fatto questa visita ad agosto, nessuna prenotazione, nessuna coda. È stato tutto facile.

Le foto all’interno sono proibite, ecco perché pubblico solo quella dell’esterno.

Il Museo a cielo aperto di Maria Lai a Ulassai

Il volo del gioco dell'oca di Maria Lai

Maria Lai ha disseminato il suo paese di opere che potrete cercare come in una caccia al tesoro.

I bambini si sono divertiti tantissimo.

Le opere sono 11:

  1. Fiabe Intrecciate (nel giardino della Stazione dell’Arte)
  2. La strada delle capre cucite (sul muro della strada verso la cooperativa tessile)
  3. L’arte ci prende la mano (vicino alla scuola elementare)
  4. Libretti murati (in via Venezia)
  5. Il gioco del volo dell’oca (sulla facciata della scuola materna)
  6. Via Crucis (nella Chiesa di Sant’Antioco)
  7. Il telaio soffitto (nel Lavatoio)
  8. La scarpata (sotto all’ingresso della Grotta di Su Marmuri)
  9. La casa delle inquietudini (un murale su un edificio verso la Grotta di Su Marmuri)
  10. Il Muro del groviglio (sui muri verso la Grotta di Su Marmuri)
  11. La strada del rito (sulla strada che porta alla Chiesa di Santa Barbara)

Nel Lavatoio Maria Lai ha coinvolto altri artisti, che accompagnassero il suo telaio soffitto.

Costantino Nivola qui ha fatto dell’acqua di scolo una musica, scaturita dai suoi coppi in bronzo posti su steli ad altezze diverse.

Guido Strazza ha firmato la Fontana del grano, su un lato esterno del Lavatoio e Luigi Veronesi La Fontana del calice, un mosaico di ciottoli, sull’altro lato esterno.

 

La Via Crucis non ho potuto vederla perché la Chiesa era chiusa. Mi è dispiaciuto molto.

Indimenticabile la Strada del Rito che porta alla Chiesa campestre di Santa Barbara, una natura intatta (abbiamo raccolto chili di more).

Maria Lai ha voluto ricordare la processione della sua infanzia che dal paese andava alla chiesa.

Come ha fatto ad essere così moderna?

Ho amato alla follia il Gioco del volo dell’oca e la Lavagna entrambe poste sulle scuole.

 

Forse perché sono dedicate ai bambini, all’arte insegnata ai bambini, all’arte che può essere anche un gioco.

Ci ho rivisto Bruno Munari e ho pensato alle amiche del Muba di Milano che dell’arte come percorso educativo hanno fatto la loro filosofia.

Ho rivisto il sogno e la vita di una donna artista, ma donna, nella Sardegna del secolo scorso.

Non dimenticherò mai questo museo.

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