52 - 22 Ottobre 2017

CHI CI CONOSCE DA GIOVANI

chi ci conosce da giovani

Chi ci conosce da giovani sa cose di noi che noi stessi abbiamo dimenticato. 

Ci conosce in un modo diverso da quello che siamo oggi. Ha visto i nostri sogni nel momento perfetto in cui si sono formati. 

L’attimo prima di diventare grandi.

Ci ha amato quando non avevamo ancora aperto i cassetti, dove riporli quei sogni. Certe volte li ha visti realizzati e altre volte li ha visti trasformati nei suoi cugini, i rimpianti.

Ci ha frequentato nell’età in cui il mondo delle nostre possibilità era infinito. Davanti a noi, l’eternità.

Ha imparato a memoria i nostri difetti che erano estremi, non ancora smussati, non ancora addomesticati dalla vita e dal buonsenso. O dal cinismo. 

Il tempo in cui gridavamo forte i nostri ideali, incuranti del muro della storia a dirci che non si poteva fare.

La giustizia, in prima fila, quella assoluta, che della relatività e del compromesso non se ne faceva niente. 

Il bene e il male, il mondo diviso a metà, la parte giusta e la parte sbagliata, il bianco e il nero, nessun grigio in mezzo.

Le certezze non ancora trasformate in dubbio. Delle sfumature non sapevamo che farcene. 

A chi ci conosce da giovani non gliene può fregare di meno di cosa siamo diventati o non siamo diventati nella vita, dei nostri titoli e del nostro conto in banca.

Perché chi ci conosce da giovani ha cominciato a volerci bene nell’età dell’amicizia per la vita, dei concerti in maniche corte anche d’inverno, delle discoteche il martedì, il famoso motorino sempre in due.

Chi ci conosce da giovani ha visto in diretta gli scontri contro le nostre famiglie, quanti drammi.

Non poteva sapere che a quei modelli ci saremmo allineati, tutti, inesorabilmente.

Ci ha visto sbagliare quando gli errori avevano la leggerezza della nostra età.

Chi ci conosce da giovani ha fatto tardi con noi prima della patente, prima delle rughe, prima degli occhiali da zia, per vedere da vicino.

Prima dei figli. Ci ha conosciuto quando eravamo uno solo, e decidevamo la vita pensando soltanto per noi.

Prima che le ferite diventassero cicatrici e le cicatrici diventassero cheloidi. 

Chi ci conosce da giovani sapeva a memoria il nostro numero di telefono di casa.

In assenza di cellulare e in assenza di reperibilità immediata.

Ci ha apprezzato o maledetto nell’attesa, ci ha cercato senza recapito, vagando per i dipartimenti universitari nella speranza di incrociarci.

Chi ci ha conosciuto da giovani ha una fotografia di noi che nessuno, dopo, potrà più avere.

I più fortunati sono diventati grandi insieme a chi li ha conosciuti da giovani. 

Questa cosa certe volte l’hanno apprezzata, certe altre meno. Ma l’hanno sempre tollerata con un’indulgenza che si ha, che si deve avere, con chi ci ha conosciuto da giovani.

E che non avremo mai per chi ci ha conosciuto dopo.

Poi succede che per strada incontri qualcuno che ti ha conosciuto da giovane e che non vedi, invece, da 20, 25 anni su per giù. Ti ricordi all’improvviso che eravate amici, tanto amici. Come solo da giovani si può essere.

E ti ricordi anche di te, di come eri tu a 20 anni. 

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