50 - 2 Luglio 2017

DOVE LA STORIA FINISCE

Alessandro Piperno
Mondadori 2016

dove la storia finisce

Dove la storia finisce.

Ci voleva Piperno a farmi finire un libro, di questi tempi. Ultimamente sono stata poco concentrata. Un amico, anzi l’amico, ha sintetizzato bene così: Chiara ha il cervello bloccato. Si, mi sono sentita proprio così. Con il cervello fermo, il neurone, l’ultimo rimasto, che gira all’impazzata cercando disperatamente una compagnia. La concentrazione di un criceto, insomma.

Sono certa che in questa mia nuova difficoltà a concentrarmi concorrano diversi fattori, troppi per elencarli qui. Lo farò presto magari nei miei pensierini.

Di sicuro nella mia attuale difficoltà a leggere, proprio io che adoro i libri, c’è il fatto che la mia testa è stata troppo piena di altro. Come se non ci fosse lo spazio per le parole scritte, fosse esaurita l’aria per le storie degli altri, mancasse la calma per metabolizzarle.

Non aiuta nemmeno il fatto che i giornali di carta, che amo tanto, per ragioni logistiche in casa nostra siano stati sostituiti dalle loro versioni digitali. Tanto comode, ma io non so voi, più che leggere sfoglio, non mi soffermo, non mi concentro.

Premesso questo, ci voleva Piperno a rimettermi in riga.

Dove la storia finisce, l’ho appena finito.

Compratelo, leggetelo. Nella mia testa rimarrà sempre scolpito il dittico Il fuoco amico dei ricordi (che titolo, perfetto). E anche se Dove la storia finisce rimarrà un gradino sotto, ne avevo bisogno.

Avevo bisogno di rileggere i suoi ritratti della borghesia romana, spesso ebrea, che mi è lontana e sconosciuta.

Ma nella quale ritrovo similitudini con quella milanese, radical chic, di sinistra ma con il suv e che legge Repubblica, per intenderci. Non sono così lontane poi la Roma bene e la Milano bene. Con i loro scheletri nell’armadio e la funzione sociale come grande obbiettivo.

Anche in Dove la storia finisce Piperno, spietato e gentile nello stesso tempo, ci descrive questi meccanismi, queste relazioni, questi grovigli di famiglia.

Ci siamo dentro tutti, in fondo, in qualche groviglio familiare. Sta parlando anche di noi, in effetti.

Eppure poi nei romanzi di Alessandro Piperno c’è sempre qualcuno che paga per le sue colpe, qualcuno che paga un conto forse anche troppo salato rispetto alle sue colpe, qualcuno che invece è se stesso e se ne frega proprio, delle sue colpe.

Qualcuno che, invece, ha il coraggio della verità e che spezza la pantomima borghese in cui, talvolta, nasci e ti ritrovi. Le radici sono radici, quelle storiche, quelle religiose, quelle familiari. Una pianta che ci attanaglia anche quando siamo a chilometri di distanza, anche quando crediamo di aver fatto la grande rottura, anche quando ci crediamo autonomi. Veniamo da lì e lì torniamo. Ma soprattutto lì troviamo le risposte alle domande più difficili della nostra vita.

Era un tono che invitava l’interlocutore a non esagerare, non esasperare la disputa, se possibile a smussarla. Era il tono dell’ironia e dell’indulgenza. Il tono di chi nega il diritto alla rabbia, peggio, di chi riduce la rabbia a cocciutaggine infantile. Era il modus vivendi di Federica, la grazia con cui si faceva scivolare addosso qualsiasi sopraffazione. Niente di male, se solo non l’avesse preteso anche dagli altri. Con la ricerca di un’armonia universale voleva elevarti alla sua superiorità, di fatto rendendoti inferiore.

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3 comments

  1. Antonia says:

    Il libro sicuramente lo metto in lista. E ti capisco, per motivi simili, troppi problemini di vario genere, non riuscivo più a leggere nulla ed a scrivere… ed è una mia grande passione.
    Adesso ho resettato la testa e riparto…agguerrita!

    • megliounpostobello says:

      Sì è proprio così, però poi quando ci sforziamo ci riusciamo. E poi siamo soddisfatte di noi stesse. Grazie per questo tuo messaggio.
      A presto
      Chiara

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