52 - 29 Luglio 2017

NESSUNO COME NOI

Luca Bianchini
Mondadori 2017

la copertina di nessuno come noi

Nessuno come noi. 

Luca Bianchini hai parlato di noi, lo sai vero? 

I tuoi Vince, Cate, Spagna, Romeo, siamo noi tanti anni fa. Sono tutti gli adolescenti di sempre. Di tutti i tempi, ma un po’ di più quelli degli anni Ottanta.

Nessuno come noi, quante volte lo abbiamo pensato, quante volte lo abbiamo detto.

Nessuno come noi, perché quando hai 16 anni credi fortemente che nessuno avrà mai gli amici che hai tu.

Che nessuna amicizia sara mai più indistruttibile di quella che stai vivendo tu. 

A 16 anni credi che niente potrà cambiare, credi nell’eternità, credi che niente sarà peggio di quel 2 nella versione di greco, niente più tragico di quel ragazzo che si gira dall’altra parte in corridoio quando passi tu.

Siamo noi quel trio, alla fine degli anni Ottanta, quando il mondo si divideva tra paninari e dark.

E chi era più forte se ne stava fuori da tutto questo. 

E poi ritornare a casa sperando in un messaggio nella segreteria telefonica o in un biglietto della mamma che ci dicesse: oggi ha chiamato lui.

Ci siamo inventati tutti i pomeriggi possibili quando non avevamo niente, cellulari o computer portatili. Non ci annoiavamo mai. O meglio, la noia era una nostra compagna di vita, benaccetta. 

Nessuno come noi, era il 1987. Luca Bianchini lo hai fatto apposta?

È il mio anno. Gli anni del liceo, per me sono iniziati 30 anni fa esatti, nel 1987. 

Passare da una piccola scuola di suore con una sezione sola a uno dei licei classici pubblici più grandi e rinomati di Milano. Niente di più strano.

Se ci penso adesso, che coraggio che ho avuto e che coraggio che hanno i ragazzi ad affrontare la vita.

Ricordo il primo intervallo, io con il colletto di pizzo di quelli che si applicavano sui maglioni e le mollette di legno in testa che si compravano in San Babila a Milano. 

E poi ricordo lei, una chioma bionda davanti a me che annuiva ad ogni frase della professoressa. Con la stessa molletta di legno nei capelli e forse la stessa paura del primo giorno. 

E poi tu con il rossetto viola manco avessi avuto 20 anni, i capelli tinti e la faccia tosta che serviva per scrivere una A cerchiata sul muro della palestra. Non avevo mai sentito parlare di anarchia dalle mie suorine. Eravamo così diverse io e te che non ci si crede che siamo ancora qui trent’anni dopo.  

E invece di te non mi ricordo niente, come mai?, se non che eri magro da far paura e che sembravi un bambino più che un quattordicenne.

Gli anni del liceo diciamocelo sono stampati a fuoco sulla pelle di ognuno di noi.

Nel bene e nel male. Il professore da dimenticare e quello da ricordare. Rimangono indelebili. Le occupazioni, gli scioperi trasformati in un cappuccio al bar, chi bigiava e chi aveva il permesso, chi poteva dormire fuori e chi no.

Gente così diversa, estrazioni sociali diverse, quanta ricchezza in questa cosa.

Tutti con lo stesso identico bisogno: identificarsi in un amico, scoprire la sofferenza e la felicità dell’amicizia, conoscersi e riconoscersi. Come in uno specchio. Il primo che ci mettiamo davanti incamminandoci nella nostra vita da grandi.

Nessuno come noi, la pensavamo così. 

Per me vale ancora adesso, con i ricordi un po’ offuscati, i sentimenti un po’ anestetizzati, il cinismo che avanza e la sopravvivenza che impera.

Nessuno come noi. Grazie Luca Bianchini.

 

La casa dove nasci segnerà per sempre la tua vita.
Potrai abbandonarla, dimenticarla, dipingerla o trasformarla…
Ma le mura fra cui sei cresciuto condizioneranno chi sei e chi sarai.

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