54 - 30 Gennaio 2017

LA PRIMA REGOLA DEGLI SHARDANA

Giovanni Floris
Feltrinelli 2016

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E hai voglia a dire che le cose cambiano. Certi schemi non cambiano mai. Chi nasce tondo non muore quadrato. Le cose che devono succederti lo fanno entro i primi venti, venticinque anni di vita. Poi per il resto della tua esistenza le gestisci, ma il materiale è quello. O si rimane gli stessi o si cerca di andare all’estremo opposto per reazione. Le magre che vivono di stenti per far dimenticare che da piccole erano grasse. I cinquantenni che si comprano la Porsche perché da ragazzini venivano presi in giro. I settantenni con i capelli lunghi perché hanno nostalgia dell’autostop e della chitarra.  Chiunque sia stato il boss, o la regina, o lo schiavo, o il peluche di un gruppetto, per tutta la vita si comporta come se quel gruppo esistesse ancora. O ne fugge, o lo insegue. 

C’è la Sardegna qui dentro, quella degli Shardana, i primi guerrieri sardi che non furono mai sconfitti da nessuno. Qual è la prima regola degli Shardana?
C’è la Sardegna vera, quella dell’interno, con i suoi 45 gradi all’ombra. C’è l’ospitalità sarda, che è sacra: a quale milanese non è capitato di sentirsi un marziano nel provare a dividere un conto se in compagnia di amici sardi?

C’è l’amicizia qui dentro. Quella tra maschi, nello specifico. C’è la capacità di crescere senza perdersi, di diventare grandi e di cambiare, ma di riconoscersi sempre. C’è la sapienza di capirsi, ma soprattutto di tollerarsi. C’è la grandezza del non giudicarsi. Non giudicare gli errori, le debolezze, i fallimenti che la vita dei grandi inevitabilmente ci riserva. E non giudicare poi neanche il successo, i soldi, i traguardi raggiunti. Qui dentro c’è l’assenza totale di competizione, quella al rialzo ma anche quella al ribasso.
Che gli amici non fanno le gare.
Ci sono i ricordi di gioventù, che i ricordi sono un collante, sono la memoria comune che ci portiamo dietro.
Ci sono degli aperitivi qui dentro, quelli che certe volte ti salvano anche un po’ la vita. Soprattutto quelli in cui non devi dare nessuna spiegazione, perché chi ti conosce, e soprattutto chi ti conosce da sempre, non ne ha bisogno. Basta uno sguardo, basta una risata, basta un silenzio.
Qui dentro c’è la leggerezza e questa qui è indiscutibilmente la leggerezza dei maschi. Che la riconosci da quando sono piccoli, i maschietti. Quella che gli fa inseguire un pallone per ore o gli illumina lo sguardo per una figurina Panini mancante.
Qui dentro ci sono degli amici, i loro sogni, la loro collezione di errori, le nuove possibilità, la loro capacità di inventarsi un futuro che non c’era prima.

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