41 - 4 Luglio 2019

GALLERIA CAMPARI:
UN MUSEO GRATUITO A MILANO

Alla Galleria Campari ci siete stati vero?

No?

Ok, nessun problema: ora io vi spiego per bene come è fatta, come e quando si può visitare e poi voi ci andate.

La Galleria Campari, per cominciare, è un museo meraviglioso e gratis.

Ci si deve solo organizzare per tempo, ma le visite oltre ad essere gratuite sono anche guidate.

Io ne ho fatta una strepitosa in cui ho imparato una quantità di cose indescrivibile e mentre me le spiegavano non vedevo l’ora di raccontarvele.

Dobbiamo partire dall’esterno del museo.

La facciata della Fabbrica Campari

La Galleria Campari nasce in un luogo importante, nell’edificio che dal 1904 al 2005 è stato la Fabbrica Campari a Sesto San Giovanni.

Nel 1904 Sesto San Giovanni era in aperta campagna, ma ragionevolmente vicino a Milano.

Mario Botta, l’architetto che ha progettato la Galleria Campari come museo, è partito proprio da qui: dal passato, dalla fabbrica, dalla tradizione.

Ed è per questo che ha deciso di conservarne la facciata originale.

Sui due fianchi ha poi realizzato due bassorilievi su bozzetti di Fortunato Depero, in omaggio ai due prodotti storici di casa Campari: il Bitter e il Cordial.

Bassorilievo all'esterno della Galleria Campari

Questi due prodotti sono stati il primo portfolio di Campari e l’unico fino al 1995 (oggi conta più di 50 brand).

Ho scoperto che il Cordial è nato nel 1886 come liquore da bere dopo il pasto, immaginato soprattutto per le donne.

Tra l’altro mi hanno spiegato che fino al 1904 la produzione Campari avveniva nei seminterrati del locale di Piazza Duomo e che la vendita avveniva solo lì.

Ma torniamo alla Galleria Campari.

Un passo indietro rispetto alla facciata ed ecco che c’è l’edificio nuovo, spettacolare, che ospita il museo.

Entriamo insieme.

Il museo è stato aperto nel 2010 per i 150 anni del brand Campari. 

Si sviluppa su due piani con una serie di opere originali, di video, di installazioni interattive.

Mi ha sconvolto sapere che l’archivio storico Campari conserva circa 3000 opere su carta, fotografie, oggetti di merchandising.

Sarà che ho un passato da archivista (ve l’ho mai raccontato?) ma io sono impazzita.

Il primo piano è più storico e concentrato sui mezzi di comunicazione: dalla grafica, alla televisione, ai caroselli, ai cortometraggi, ai calendari.

Subito dopo l’ingresso troverete un carosello dei tanti loghi Campari utilizzati nella sua storia.

Sì, perché fino agli Anni Trenta non esisteva un logo depositato, quindi ogni artista chiamato a fare pubblicità poteva disegnarlo come voleva.

Sempre al primo piano mi sono un po’ commossa nel vedere il Carosello di quando ero bambina e in mezzo la pubblicità Campari.

Di Caroselli ne sono esposti 75 dal 1950 in poi: cartoni, concerti, immagini.

Il prodotto, così come stabilito dal codice Rai, si poteva vedere solo nel codino finale.

Erano i tempi in cui in televisione si faceva educazione, anche.

E poi ci sono i manifesti, anzi le opere d’arte, firmate da grandi artisti come Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Fortunato Depero, Franz Marangolo e tanti altri.

Saliamo al secondo piano che è più concentrato sul prodotto e sull’evoluzione del mondo bar.

Quante cose pazzesche ho trovato!

Oggetti di ogni tipo: 5 wunderkammer, Shaker d’argento, bicchieri d’epoca, bottiglie, orologi originali, insegne degli anni ‘60 e ’70, una vecchia cassa di Campari Soda.

La bottiglietta è stata disegnata da Depero, ci avete mai fatto caso che è un bicchiere di vino rovesciato?

E ancora la bacheca con le fotografie autografate da grandi artisti che passavano dal Camparino, le  lampade fatte col Campari, le maniglie del tram in uso negli anni Trenta a Milano marchiate Campari.

Cose stranissime come un binocolo, un ventaglio, un disco a marchio Campari.

 

E vedrete anche tutti in fila i liquori che sono stati creati inizialmente dal fondatore Gaspare Campari e che poi a un certo punto sono stati abbandonati perché non considerati strategici.

Oltre alle edizioni limitate firmate da grandi designer.

Quelle che troverete alla Galleria Campari sono storie collezionate in 160 anni di marketing ante litteram e di cultura del bere.

Avrei altre duecento cose da raccontarvi, ma come si fa.

Per esempio dei grandi registi che ogni anno realizzano un cortometraggio per Campari.

Delle poesie che Campari nel secolo scorso pubblicava sul Corriere della Sera e che poi diventavano “Il Cantastorie di Campari”.

Dello Spiritello che vedrete nei manifesti del 1921 e della bottiglia che manco si vedeva nella pubblicità.

Che fin dall’inizio quella di Campari è stata una pubblicità intelligente, moderna, un comunicare il prodotto senza quasi neanche parlarne.

E poi di Gaspare, il fondatore, il liquorista, che è venuto da Torino e ha aperto il suo locale in Piazza Duomo quando la Galleria non c’era ancora.

Di Davide, il suo successore, che ha trasformato Campari in un’industria.

Immagine di Davide alla Galleria Campari

Certamente vi parlerei del Camparino in Galleria comprato nel 1915  e ricomprato nel 2018, del primo grande locale a destra della Galleria e della ricetta del Campari che è ancora segreta.

Questa però ve la racconto un attimo.

Il Campari è stato inventato da Gaspare che aveva fatto un sacco di esperimenti prima.

Molti, dopo, hanno provato a indovinare il numero di ingredienti: alcuni dicono siano 20 o 60 e altri  ritengono che gli ingredienti siano 80.

Ad oggi, alcol e acqua sono gli unici ingredienti conosciuti, il resto non si sa!

Poi certo vi dovrei raccontare dei manifesti di Bruno Munari che all’inaugurazione della linea metropolitana rossa nel 1964 inondarono le stazioni tra Milano e Sesto.

Bruno Munari alla Galleria Campari

E forse anche del bozzetto di Depero del 1933 per il Padiglione Campari che qui alla Galleria Campari troverete realizzato in 3D.

Bozzetto Padiglione Campari alla Galleria

Vi racconterei sicuramente del nonno di mio papà, ma forse di tutti i nonni di noi milanesi, che in casa aveva sempre una bottiglia di Campari.

E soprattutto del legame eterno e indissolubile con Milano, la mia Milano che amo, senza nostalgia però.

GALLERIA CAMPARI

Viale Gramsci 161, Sesto San Giovanni (Mi)

Visite su prenotazione: galleria@campari.com
02 62251

Mart.-Ven.: h. 10.00, 11.30, 14.00, 15.30 e 17.00, visite gratuite, su prenotazione. 

Ogni secondo sabato del mese Ore 10.00, 11.30, 14.00, 15.30 e 17.00, visite gratuite, su prenotazione.

Aperture serali, ore 20.00: 2 luglio, 17 settembre, 15 ottobre, 12 novembre, 3 dicembre 2019

Opzione 1) Visita gratuita, su prenotazione.

Opzione 2) Art&Mixology. Visita guidata condotta da uno storico dell’arte e da un mixologist + cocktail experience. Su prenotazione | 25€ a persona.

Galleria Campari resterà chiusa dal 5 al 27 agosto.

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