FORTE DI BARD E ROBERT DOISNEAU
Bard, Aosta
Forte di Bard e Robert Doisneau.
Un connubio che non potevo perdermi.
Ve lo dico sinceramente: il Forte di Bard per me fino a qualche tempo fa era avvolto nel mistero.
Avevo la sensazione, che spesso ho quando non conosco i posti, di un luogo avvolto nel mistero e anche un po’ nella nebbia.
Da anni ai primissimi posti della mia nota GITE DA FARE, lo confesso: non ero mai andata al Forte di Bard.
Sulla strada per le montagne valdostane, non era mai il momento giusto per fermarci, troppo presto o troppo tardi, il terrore del traffico che si accumulava, la cena che saltava, insomma non ci si fermava mai.
Poi mi sono imposta: si va.
Anche perché salendo o scendendo secondo me una pausetta culturale dopo lo sci (degli altri) e le mangiate e bevute al rifugio (mie), secondo me ci sta.
Allora il Forte di Bard è proprio una fortezza costruita nel Primo Ottocento. È costituito da tre corpi a diversi livelli, li si raggiunge con ascensori super panoramici.
Tanto per diradare la nebbia: il Forte di Bard è un polo museale.
Circa a metà si trova un percorso interattivo, le Alpi dei ragazzi che li avvia alla conoscenza della montagna e all’alpinismo.
In alto ci sono il Museo delle Alpi e le Prigioni, le 24 celle in cui nell’Ottocento venivano rinchiusi i prigionieri, e lo spazio delle mostre temporanee.
Anche il Borgo di Bard merita una visita, 3 km quadrati di puro Medioevo, 160 abitanti, con i vigneti terrazzati e le rocce con segni di epoca glaciale e preistorica. Un concentrato di storia e geologia.
La mia scusa ufficiale per venire al Forte di Bard si chiama “Robert Doisneau: Icones“, la mostra fotografica che è stata prorogata fino al 14 maggio 2017.
Robert Doisneau è il fotografo della foto del bacio per intenderci, avere presente? Quella foto l’abbiamo vista e sognata tutti, si chiama Le baiser de l’Hôtel de Ville Paris 1950.
Ecco, queste foto sono famosissime, sono in bianco e nero e sono state scattate per strada a Parigi, spesso per caso, negli anni del dopoguerra.
Robert Doisneau amava ritrarre i bambini e i loro giochi semplici, la loro eleganza e bellezza naturale. Nelle sue foto la Senna, la “ville lumiere”, la periferia operaia da cui lui stesso proveniva.
Robert Doisneau aveva scattato la sua prima foto a una pila di ciottoli ammucchiati sulla strada. Era il 1928 e aveva 16 anni.
Era amico di tanti, Picasso, Giacometti, Jacques Prévert e i loro ritratti sono qui, così umani eppure così arte.
Prévert, il poeta di Francia, dell’amore, della nostra adolescenza. Le sue poesie imparate a memoria a 15 anni sono ancora scolpite nella mia mente.
È proprio vero, come hanno dimostrato scientificamente, che le cose imparate a quell’età non ce le dimentichiamo più.
Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto.
In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire.
Mi ostino a impedire al tempo di scorrere.
È pura follia.Robert Doisneau
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