UN WEEKEND IN MONTAGNA A CHAMOIS
Per il nostro weekend in montagna abbiamo scelto un posto incantato: Chamois.
Ho amato di Chamois il silenzio ovattato che capisci ti circonderà quando sei ancora sulla funivia.
L’assenza totale di automobili, ci vuole un po’ a decifrarla questa assenza, per noi uomini di città.
Ma quando le orecchie si liberano, lo sguardo si pulisce. E capisco che non devo girarmi ogni secondo per controllare che i miei bambini non vengano investiti.
Niente strade asfaltate, niente traffico. L’unico comune italiano in cui non circolano le macchine.
Ho amato i suoi 1800 metri di altezza, aperti sulle montagne. Ho amato, lo confesso, la sua straordinaria vicinanza a Milano. Nessun viaggio epico, infinito, stravolgente.
E poi la chiesetta e il suo piccolo cimitero che si staglia sull’infinito, semplice all’esterno e ricca all’interno, quasi barocca, a ricordarci che spesso l’apparenza inganna.
Ho amato il bambino che tornava da scuola con il suo zaino e invece di prendere un autobus, prendeva la funivia a Buisson che parte ogni mezz’ora e in cinque minuti è su, a casa.
La sua vita l’ho immaginata, così diversa da quella dei miei bambini, forse più semplice, più familiare, più solitaria, più libera. Credo più ricca.
Ho amato la piazzetta, l’unica, intorno alla quale tutto si svolge, con lentezza. Il bar, l’affittasci, la drogheria, la chiesa. E la seggiovia che sembra catapultata qui dagli anni Settanta, in legno, senza vetro a riparare, così.
Con il bazar dove puoi comprare tutto, le mele, la giacca a vento, le figurine dei calciatori.
Ho amato, e molto, guardare da fuori il bar del paese e vederlo completamente vuoto, in legno scuro e tovaglie verdi, il bancone là in fondo pieno di bottiglie.
Le passeggiate serali per le vie deserte e buie, illuminate dalla luce delle lanterne, nessun rumore a parte quello dei nostri passi.
Ho amato le sue stradine di acciottolato, le salite e le discese intorno alle quali ho trovato piccole baite mescolate a fienili rimessi a posto e ad altri invece no.
Le casette di pietra con le travi di legno, fiori gialli e pupazzi di neve di metallo, il fumo che usciva dai camini, i cuori appesi alle staccionate, un gatto che ha camminato con me.
Ho amato la fontana in pietra, come un abbeveratoio per animali, con l’acqua che sgorgava dalla testa in bronzo di un camoscio.