47 - 23 Maggio 2017

PAGLIACCIA

pagliaccia a Ibiza

C’è chi mi chiama Pagliaccia.

Perché Pagliaccia lo sono un po’ davvero. Per far ridere qualcuno che è triste, per spezzare i silenzi, per rompere il famoso ghiaccio di chi si intimidisce. Mi diverte anche un po’ spararla grossa per vedere le reazioni dei timidi. Faccio e disfo teorie solo per il gusto di fare un po’ la Pagliaccia.

C’è chi mi chiama Pagliaccia per i cappelli che mi metto, d’inverno e d’estate. Lo faccio spesso solo per far ridere chi mi chiama Pagliaccia.

C’è chi mi chiama Pagliaccia per gli occhialoni che indosso, nelle foto sempre il più possibile, così posso guardare dove mi pare, nascondere gli occhi che, si sa, parlano troppo.

C’è chi mi chiama Pagliaccia perché ha deciso che non prendermi sul serio sia il miglior modo di volermi bene. Che di pesi ne abbiamo, tutti, già un bel po’.

Poi ci sono momenti in cui do’ il meglio o il peggio di me. Alle tavolate con estranei, per esempio, nel silenzio imbarazzato generale, io mi travesto da Pagliaccia. Poi capita che a volte faccia delle gaffes bestiali perché quello che credevo essere lo zio della sposa, in realtà è il Presidente dell’azienda in cui lei lavora. E io per un’ora gli ho esposto tutte le mie teorie anni Cinquanta. Ma vabbè.

Il momento peggiore da Pagliaccia lo vivo quando vado dal medico.

Lì do’ il peggio, soprattutto se il medico ️sta sulle sue ed è antipatico. A quel punto mentre mi visita e io me la faccio sotto, comincio a sparare le mie. Nel tentativo disperato di farlo sorridere. Non succede mai, però intanto la visita è finita.

C’è chi mi chiama Pagliaccia perché mi ha capita, che non è mica facile e poi giustamente non se ne ha sempre voglia di capire gli altri, non giudicarli e prenderli, così come sono.

Ci facciamo bastare il buono che c’è in ognuno, talvolta.

Il buono che c’è in noi, talvolta.

Spero di continuare ad essere per voi un posto bello, più o meno qualche volta, per sbaglio o di sfuggita.

Anche se c’è chi mi chiama Pagliaccia.

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