25 - 17 Aprile 2020

IL MIO PAPÀ E LA QUARANTENA

Papà quarantena

Il mio papà, che ha 84 anni, in quarantena cammina per 10 minuti in casa, tre volte al giorno.

La sua casa non supera gli 80 metri quadrati, quindi insomma sì, i giretti sono tanti.

Due volte al giorno sostiene poi di fare ginnastica, quella che gli ha insegnato il suo fisioterapista.

La quarantena di mio papà è cominciata prima della nostra.

Un giorno di febbraio, il 22 febbraio, gli ho telefonato e gli ho detto di non andare a messa.

Figurati se io non vado a messa, questa è solo un’influenza, mi ha risposto.

Il mio papà, con i suoi 84 anni, è ancora bellissimo, elegante e ha gli occhi azzurri.

Purtroppo, o per fortuna, è uno spirito libero.

Quando gli ho detto, sempre a febbraio, che doveva smetterla di infilarsi nel panettiere più piccolo di Milano strapieno di gente, mi ha mandato al diavolo.

Preferisco morire piuttosto che vivere in galera, mi ha riposto.

Peraltro il mio papà ha un polmone in tutto e prima che questa quarantena diventasse legge, a me è bastato guardare le statistiche per capire.

Ma lui era assolutamente convinto di essere immortale.

Invece di sentirsi coinvolto nella categoria “anziani, a rischio, cronici” si sentiva un 50enne sano.

Ho pensato, credo giustamente, che sia stata anche per questa sua voglia di essere libero e irreperibile che ogni volta è guarito.

Poi però il gioco si è fatto duro e la quarantena è cominciata sul serio, anche per il mio papà.

Il giovedì è il suo giorno preferito perché è l’unico in cui gli compro i giornali, che poi gli lascio sul pianerottolo insieme alla spesa.

Abbiamo scelto il giovedì perché il giovedì esce anche la settimana enigmistica, che lui ha in mano da quando io ho memoria.

Il mio papà in quarantena, oltre a leggere, guarda la televisione e si arrabbia molto con gli imbecilli come li chiama lui.

Dorme fino alle 11, come ha sempre fatto nella sua vita ogni giorno che ha potuto.

Ogni sera di questa quarantena alle 18 il mio papà telefona ai miei ragazzi.

Una telefonata per uno.

Intanto, durante la giornata, ha sentito me circa 7/8 volte e mia sorella altrettante.

Ogni sera chiede ai ragazzi di raccontargli la loro giornata e poi mi richiama.

Per dirmi, commosso, che sono dei bambini eccezionali, non sa di chi sia il merito forse suo, mi dice.

A spanne, sono abbastanza convinta che stia cercando di portare a casa la pelle soltanto per riabbracciare questi due qui.

La domenica facciamo un’improbabile tombolata in videochiamata, piuttosto delirante ma abbiamo passato un’oretta insieme, così mi dice alla fine.

Ogni giorno di questa quarantena il mio papà mi chiede di procurargli dei gelati.

Di qualunque tipo, mi dice, fa niente se non trovi le coppe del nonno o le bomboniere.

Io molto spesso fallisco in questo compito e allora ieri sera è arrivato a chiedermi delle caramelle.

A parte quelle alla menta credo di non averlo mai visto mangiare caramelle.

Il mio papà ha decisamente intenzione di sopravvivere e quindi ha già digerito il fatto che fino a fine anno probabilmente non potrà riprendere una vita normale.

Insomma, la sua quarantena come quella di tanti altri anziani, probabilmente non finirà.

Lui spera solo che con mascherina e distanza di 2 metri potrà rivedere i miei ragazzi. È sicuramente l’unica cosa che gli interessa al mondo.

Ha imparato nella sua vita a fare rinunce e sacrifici. E dunque, si, è più semplice rinunciare per chi è abituato a farlo.

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2 comments

  1. Emanuela Bresner says:

    Leggendo la lettera al tuo Papà ho molto pianto. Il mio fantastico l ho perso a 70 anni solo 2 anni orsini e anche lui viveva per quelle due. Bello sentire parlare di un altro papa

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