L’ORA PIÙ BUIA DI CHURCHILL
AL CINEMA
Joe Wright
2017
E niente, ho appena visto L’ora più buia, quella di Churchill al cinema, e penso già a quando potrò tornare a rivederlo.
In Italia L’ora più buia è al cinema dal 18 gennaio 2018, dura 2 ore e 5 minuti e qualcuno mi aveva detto che era lento.
Io l’ho trovato memorabile e quando ho guardato l’orologio mancava un quarto d’ora.
È memorabile Gary Oldman che ne L’Ora più buia interpreta Winston Churchill, il Primo Ministro Britannico, e che dovrebbe, anzi dovrà, prendere l’Oscar per questa interpretazione.
L’ora più buia è quella di Churchill, quella dell’Inghilterra nei giorni, neri, del maggio 1940, in cui l’Europa cadeva nelle mani di Hitler, un paese dopo l’altro.
Nel momento in cui l’Inghilterra aveva tutto, dico tutto, il suo esercito bloccato in Francia nel tentativo disperato di essere evacuato a Dunkirk.
Sono i giorni in cui Churchill era appena diventato primo ministro, una vita ad aspettare questo momento, osteggiato dai suoi stessi colleghi di partito.
Nel suo primo discorso da Primo Ministro il 13 maggio 1940 diceva così:
Vorrei dire alla Camera come ho detto a coloro che hanno aderito a questo governo: non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo davanti a noi un calvario del tipo più grave. Abbiamo davanti a noi molti, molti lunghi mesi di lotta e di sofferenza. Se chiedete quale sia la nostra politica risponderò: di muover guerra, per terra, mare e aria, con tutto il nostro potere e con tutta la forza che Dio ci dà, di muover guerra contro una mostruosa tirannia, mai superata nell’oscuro deplorevole elenco dei delitti umani. Questa è la nostra politica. Se chiedete quale sia il nostro obiettivo vi rispondo con una parola: la vittoria, la vittoria ad ogni costo, la vittoria malgrado ogni terrore, la vittoria per quanto lunga ed aspra possa essere la via; perché senza vittoria non vi è sopravvivenza.
È memorabile l’uomo Churchill che ne L’ora più buia c’è dietro al Primo Ministro.
L’uomo che urla, che ama sua moglie, che non ha più un soldo, che di notte telefona al Presidente americano in una disperata quanto vana, ma dignitosa, richiesta di aiuto.
È lo stesso uomo che gira nudo per casa, gli altri si girassero, che seduto sul gabinetto urla che “posso occuparmi di una sola merda per volta”.
Quello che a colazione beve whisky, pasteggia con una bottiglia di champagne, dopo cena brandy e porto. Non dorme di notte, ma lavora, dorme al pomeriggio. Sì, è necessario.
Anche ne L’ora più buia Churchill era considerato dai suoi colleghi politici un ubriacone, instabile e delirante.
Lui stesso ammette, in effetti, di aver ereditato dai suoi genitori una propensione all’eccesso, niente sobrietà.
Ha “una sregolatezza nel sangue” che gli arriva da una madre “troppo diffusamente amata” e da un padre che era “come Dio: sempre impegnato altrove”.
È l’uomo che ha ascoltato il suo popolo, che ha avvicinato a sé il re.
Perché ad un certo punto Churchill decide di scendere in metropolitana, non l’aveva mai fatto.
La gente lo riconosce e lui a quei cittadini chiede: preferireste trattare ora un accordo con Hitler oppure, qualora i tedeschi invadessero le nostre strade qui sopra la nostra testa, combattere?
Il momento più commovente di L’ora più buia è quando tutti in quel vagone urlano “mai, mai, mai.”. Mai trattare con i fascisti.
C’e un uomo non più giovane, forse alcolizzato, sicuramente di cuore, che decide di rischiare tutto pur di salvaguardare l’indipendenza del suo paese, l’isola.
È l’uomo che ha vinto la guerra contro Hitler.
Hitler sa che dovrà spezzarci in questa isola o perdere la guerra.
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