44 - 15 Maggio 2020

ALBERTO BREGANI: INTERVISTA A UNA PERSONA BELLA

Alberto Bregani Intervista

Un’intervista ad Alberto Bregani è stato uno dei miei primi pensieri quando ho immaginato questa rubrica.

Alberto Bregani è fotografo, scrittore, comunicatore per professione, compositore e pianista per hobby.

È considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di paesaggio e di montagna in bianco e nero.

Ma per me è soprattutto una persona bella.

Caro Alberto, sei il primo uomo che intervisto per la mia nuova rubrica Megliounapersonabella!

Ti piace quest’idea?

Sei un fotografo stimatissimo, un fotografo di montagna ma non solo.

Sei anche musicista, scrittore, formatore, artista a tutto tondo che cerca la bellezza nel mondo e nel suo quotidiano.

Ti ho conosciuto perché i nostri figli hanno frequentato qualche anno di scuola elementare insieme, prima del vostro trasferimento a Parigi.

Posso quindi dire anche che sei un papà meraviglioso come non ne vedo tanti intorno a me.

Per tutte queste ragioni ho pensato a te, Alberto, per la mia intervista che poi è una lettera.

Io parto con le mie 5 domande, sei pronto?

P.S. Siamo in fase 2 ma come vedi io continuo a parlare di lockdown e quarantena perché, come sai, personalmente credo che non sia ancora finita…

1. Innanzitutto come stai? Questa è una domanda banale di solito e che oggi invece ci dice tutto quello che serve. Ti chiedo come stai, di salute e di cuore e come stanno i tuoi cari?

Ma chére Claire, bonjour! Quel plaisir de te revoir!

Potrei iniziare così, visto che ti scrivo da Parigi, che dici?

Scherzi a parte, la tua non è (più) una domanda banale, come giustamente osservi. Oggi, forse, è la prima che ci premuriamo di fare a chi ci sta vicino, a chi ci sta a cuore.

Io dunque sto bene, così come coloro che sono con me e che tu conosci altrettanto bene, sia i ragazzi che mia moglie Viola.

Come sto, come stiamo?

Beh, voltandomi indietro e ripercorrendo queste lunghe settimane mi rendo conto di quanto sia stato faticoso rimanere in casa con la primavera incombente, le belle giornate, la voglia di passeggiare in questa splendida città per noi ancora da scoprire fino in fondo.

E questo, devo dire, è stato sicuramente più difficile del condurre una vita a quattro, ognuno con le proprie esigenze di lavoro e di studio.

E anche, perché no, necessità di indipendenza, di mettere d’accordo svaghi e hobbies diversi e movimento.

Logisticamente impegnativo, certo, impossibile negarlo.

Allo stesso tempo noto però, e con piacere e un pizzico di orgoglio, come questa “fatica” sia stata superata grazie alla sintonia che siamo riusciti a stabilire tra noi, ognuno sacrificando un po’ di se stesso a favore del gruppo e lasciando quindi più spazio al vivere, al costruire, al risolvere, inventare insieme (non senza qualche crisi, sia chiaro: non siamo robot).

Sono molto contento che questo sia successo con e per i ragazzi, soprattutto.

Li abbiamo coinvolti nell’affrontare tutto ciò come squadra, come un’avventura, un film, pur sapendo, noi, ma anche loro suppongo, che questo non è per nulla un film.

Tutto ciò anche per scaricare psicologicamente il loro impegno di seguire la scuola online attraverso uno schermo, unito alla mancanza più importante per loro: la relazione con i compagni, amici, coetanei…

Questa è la scuola, alla fine, a parte l’apprendimento: esperienza, relazione, costruzione, condivisione.

2. In tempi di lockdown mi sembra quasi scontato chiederti: quale sarà il primo posto bello dove andrai quando tutto questo sarà finito? Immagino siano le tue adorate montagne…

Ti piace vincere facile?

Si certo. Quando tutto sarà finito o almeno inquadrato dal punto di vista professionale, io dovrò tornare in montagna sicuramente per lavoro, tra trekking, conferenze e workshop fotografici da fare e recuperare.

Però vorrei ritagliarmi uno spazio personale e ritornare anche tra le mie montagne, le Dolomiti che mi hanno visto crescere: quelle di Cortina d’Ampezzo e dintorni dalle quali manco da un po’ salvo brevi puntate per qualche mio workshop.

Vorrei tornare ad ammirare ad esempio un tramonto sulle Tofane da Passo Giau, con quell’aria unica e quei silenzi che fanno bene all’anima.

Ogni tanto ho bisogno di ritrovare le mie radici, ritrovare amici, panorami, luoghi, ricordi, sentieri.

Ora lo percepisco in modo particolare, sono più sensibile a tutto ciò.

Forse anche perché questo periodo è stata l’occasione di risentire e rivedere con un po’ più di calma (via zoom o whapp o skype, un po’ come tutti) molte delle persone con le quali sono cresciuto e che non vedo da anni.

Tante cose, tanti ricordi e la promessa di vederci al più presto. Una camminata insieme dentro e fuori quelle cime che ci hanno visti ragazzi sarebbe una gran cosa.

3. Come stai trascorrendo questa quarantena? Vuoi consigliare qualche trucco a me e ai miei lettori per superare queste giornate di quarantena?

L’ho superata facendo quello che ho sempre fatto e che può valere come consiglio, nel caso qualcuno voglia raccoglierlo: cercare con curiosità qualcosa di nuovo da fare, e provare a migliorare, perfezionare qualcosa che già si faceva.

Per sé, per la propria professione.

Far tornare utile il momento di pausa e di fermo per quanto possibile.

Curiosità per me è veramente una parola magica, che attiva tutti i sensi. C’è sempre qualcosa da andare a cercare, ricercare, scoprire.

Anche in qualcosa che si conosce già o si pensa di conoscere.

Personalmente poi questa pausa forzata (fatta comunque di un sacco di interviste online e conferenze via zoom) è stata utile per riordinare cose lasciate indietro, archivi fotografici, produrre pensieri e parole, tracciando e fissando idee per il nuovo libro.

Infine, impegnando la mente e me stesso ho creato qualcosa di nuovo che piacesse a me e spero agli altri ovvero La pagina di mezzanotte: questa mia nuova pagina Facebook nella quale “ogni giorno, o quasi, a mezzanotte, o quasi” pubblico delle letture di pagine tratte da bei libri di montagna, fotografia, esplorazioni, viaggi, filosofi a etc…

Ho poi continuato a dedicare molta attenzione alla casa, a dare disponibilità ai ragazzi e a Viola nel gestire la logistica casalinga, attività che mi piace molto e che riesco a fare senza alcun problema (vivere da single per anni insegna molto da questo punto di vista).

E poi io sono un animale notturno: quando gli altri finiscono, che sia la scuola online o il lavoro di Viola che per ora può gestire le sue cose da casa in telelavoro, io solitamente inizio.

Quindi la mattina sistemare la casa mi piace, mi rilassa, riesco a riflettere e mi predispone bene per il pomeriggio/sera/notte, quando poi scarico tutto a terra (nel computer).

Inizio a mettere in moto gli ingranaggi per pensare alla mia scrittura, alle mie fotografie, alle prossime conferenze, ai corsi di fotografia. Al mio lavoro in sintesi.

4. Vivi a Parigi ma hai vissuto tanti anni nella nostra Milano. Hai tre posti belli di Milano che vorresti rivedere appena sarà possibile ritornare a viaggiare?

Esatto: viviamo a Parigi ma ritorneremo a Milano, prima o poi, città dove comunque vivo ormai da vent’anni. Un pochino penso di conoscerla.

I tre #postibelli che rivedrei volentieri potrebbero essere:

– L’area delle “Cinque vie”: a me piace molto camminare “a caso” in quel quadrilatero di vie, Santa Marta, San Maurilio, Piazza Borromeo e dintorni. Cariche di storia ma che nascondono anche tante cose: piccoli laboratori, vetrine delle gallerie d’arte, negozietti di artigiani, bellissime porte e portoni dei palazzi. E poi c’è un po’ più di silenzio che non in altri luoghi. Anche i passi risuonano se ci si sta attenti.

– Nella mia #Top3 proseguirei poi con un luogo nel quale dovevo/volevo andare a Milano insieme ad alcuni amici nei mesi scorsi ma che poi sappiamo com’è andata. Ed è un’enoteca.

Io adoro le enoteche, Viola ed io ci siamo pian piano conosciuti condividendo sorrisi, parole e pensieri nelle enoteche (e qualche bicchiere di buon rosso o bianco ovviamente).

Quindi non vedo l’ora di poter assaggiare qualche buon vino all’Enoteca Naturale in Piazza Sant’Eustorgio – altro luogo che mi piace molto. La loro proposta si basa molto sui vini naturali, di piccole produzioni.

Qui a Parigi il vino naturale di piccole produzioni va molto, c’è molta attenzione da parte degli appassionati; sia per la qualità ma anche per la grande produzione artistica legata alle etichette che danno sempre molto spazio alla creatività e all’ironia.

– Infine, nella #top3 richiesta, dopo una camminata e un buon bicchiere di rosso penso mi rifugerei dentro la mia libreria preferita ovvero “Monti In città” (www.libridimontagna.net) un paradiso per chi cerca libri a tema montagna che sia escursione letteratura viaggi vintage, rarità etc… Un luogo magnifico dove il tempo vola e dove la gentilezza e competenza di Monica e Chiara vi aiuteranno sicuramente nelle vostre esigenze e ricerche. Troverete anche il mio più recente, spero, se non è esaurito. Ecco, that’s it.

5. Credi che il mondo diventerà un posto più bello dopo questa pandemia che ci ha travolti come uno tsunami? O pensi che non cambierà nulla ognuno per se stesso?

Premetto che non entrerò nel merito vero della questione perché troppe sono le varianti da considerare, le cose da analizzare e soprattutto la situazione è ancora tutta in divenire: non vorrei apparire superficiale.

Potremo parlarne magari un giorno vis-a-vis nell’enoteca di cui sopra.

Per ora ti dico che emozionalmente potrei risponderti di si, sarà un mondo migliore; razionalmente però ti dirò di no.

Ho la sensazione che le #personebelle rimarranno tali, forse in questi frangenti lo saranno ancora di più.

Quelle meno belle allo stesso modo non coglieranno l’occasione per migliorare, forse peggioreranno. Ma le ragioni saranno profonde.

La crisi socio-economica che si prospetta avrà un grande peso in tutto questo, siamo all’inizio di un percorso difficile.

Ti dico di no perché a mio avviso è un’emergenza durata troppo poco per cambiare in meglio anche solo un po’ i nostri comportamenti, la natura umana in generale, il nostro punto di vista sul mondo e i nostri rapporti.

Torneremo sui sentieri percorsi fino a poco prima che tutto ciò avvenisse.

Spero invece che la scuola possa davvero riprendere al meglio delle sue possibilità e capacità al più presto.

I ragazzi, tutti i ragazzi, devono ritrovare le proprie fondamentali relazioni, le emozioni che l’adolescenza regala come principale fonte di formazione.

Devono poter proseguire nel loro percorso di apprendimento e conoscenza per costruire il loro miglior futuro, cambiando più o meno radicalmente quello che è il nostro, il loro presente.

Solo da loro potrà venire questo cambiamento.

Come i rami di una pianta dove ormai le foglie in alto ingialliscono e non si possono cambiare, e solo dai fusti nuovi può arrivare nuova forza, nuova bellezza, fino al totale rinnovo.

Guardando ai nostri ragazzi, a tutti i nostri ragazzi, penso di avere un po’ di fiducia in tutto ciò. E sia anche giusto e dovuto dargliela.

È una bella generazione, che non è solo “cellulare e playstation” come molti dicono con troppa leggerezza. Un giudizio a mio avviso affrettato, avventato.

Non so se mai arriverò a vedere questo cambiamento, ma ci credo.

Viola ed io, come penso tutti i genitori del mondo, faremo il possibile e di più per aiutarli lungo questo loro lungo, il più delle volte difficile, ma affascinante cammino.

Alberto ti abbraccio e ti ringrazio moltissimo per il tempo che mi hai dedicato per questa intervista.

Ti aspetto a Milano, quando sarà possibile sederci a bere un bicchiere all’Enoteca Naturale ammirando la Basilica.

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