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Aggius, il paese dei Musei in Sardegna

AGGIUS, IL PAESE DEI MUSEI IN SARDEGNA

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Mi sono innamorata di Aggius, il paese dei musei, ma se mi seguite su Instagram questo lo sapete già.

Aggius è un piccolo borgo perfetto della Gallura, nella Sardegna del nord, a 5oo metri di altezza.

È un borgo di pietra, granito e vento.

Di case che hanno secoli e che evidentemente sono state amate e curate per essere oggi così belle.

Aggius è un posto dove decidi di andare, non ci capiti per caso.

Mi sono innamorata di Aggius e dei suoi musei.

Io credevo che fossero due i musei da visitare ad Aggius: il Meoc (il Museo etnografico) e il Museo del banditismo.

E invece i musei di Aggius sono tre.

AAAperto: il Museo di arte contemporanea

Parto proprio dal terzo, il Museo di arte contemporanea AAAperto, per raccontarvi la mia giornata ad Aggius.

Tenete presente che per vedere questo museo dovrete camminare e alzare gli occhi al cielo, girare la testa, seguire le impronte colorate a terra, cercare, andare e tornare.

Sì, perché questo è un museo a cielo aperto fatto di opere appese ai muri di pietra, in mezzo al granito, saracinesche e porte dipinte, un percorso che vorresti non finisse mai.

Inaugurato nel 2018, il museo a cielo aperto di Aggius si è proposto di radunare e ordinare le opere di artisti che qui hanno esposto negli anni.

I percorsi da seguire sono 3, sono paralleli e partono tutti da Piazza Alvinu dove è stato ridisegnato il Gioco dell’Oca di Maria Lai:

Per riconoscere i 3 percorsi seguite i 3 colori (rosso, verde e viola) delle orme dipinte per terra!

E allora incontrerete le installazioni-telai di Maria Lai, inconfondibili, le opere di Giovanni Camus, Simona Tavassi, Zaza Calzia, Rosanna Rossi, Josephine Sassu.

 

I murales dipinti su tre abitazioni di Fabio Schirru, chiamato Tellas, famoso street artist cagliaritano, per i quali io ho abbastanza perso la testa.

Le saracinesche del centro storico dipinte dalla giovane artista Narcisa Monni che rendono magica anche l’entrata di un garage.

E ancora, le fotografie appese sui muri, tutto ma proprio tutto vi lascerà senza fiato.

Queste opere sono esposte laddove dovevano esserlo fin dal principio: nei luoghi pubblici perché tutti ne possano godere.

Un’ultima cosa: nelle piazzette nascoste guardate a terra, ritroverete i giochi di quando eravamo piccoli.

Meoc: il Museo etnografico Oliva Carta Cannas 

Che bello, finalmente, un museo che parla di questa terra, della Gallura e dei suoi tesori.

Il Meoc è il museo etnografico più grande della Sardegna.

L’ingresso del Meoc si incrocia con AAAperto, fanno parte l’uno dell’altro, insieme al granito e alle piante che troverete qui.

Al Meoc, in 1300 mq di spazio espositivo, scoprirete le tradizioni, la storia, la cultura gallurese dal 1600 ai giorni nostri.

La casa tradizionale è stata ricostruita fedelmente negli arredi, nelle fotografie, negli oggetti e qui la potrete visitare.

Il vino, il pane, il formaggio, i costumi d’epoca vi accompagneranno in questo percorso.

E poi le lavorazioni artigianali del granito, del sughero, del legno, del ferro, insieme ai vecchi mestieri scomparsi qui riprendono vita.

Come per magia.

Più di tutti quello della tessitura, di cui sono esposti antichi telai e anche una mostra permanente del famoso tappeto aggese.

Non perdetevi l’installazione “Summer of love” di Gianni Polinas, artista di Olbia.

Il Museo del Banditismo

Io al Museo del Banditismo di Aggius, unico nel suo genere, mi sono parecchio esaltata.

Questo borgo è stato per tre secoli l’epicentro del banditismo gallurese, fino alla metà dell’Ottocento.

Qui troverete anche il catalogo dei banditi, con tanto di foto e descrizioni fisiche.

Il Museo è stato allestito all’interno della vecchia Pretura, nella zona più antica del paese, nei cui vicoli un tempo furono commessi parecchi omicidi.

Ecco perché queste strade hanno questa forma, come per scappare, come per intrappolare.

Visiterete 4 sale che contengono moltissima documentazione: un lavoro di ricerca incredibile esposto anche a fini di studio.

E poi sciabole, fucili, pistole, costumi sia dei buoni, i carabinieri, che dei cattivi, i banditi.

Una teca è dedicata al bandito più famoso che era proprio di Aggius: Sebastiano Tansu, “il Muto di Gallura”, che ispirò l’omonimo romanzo di Enrico Costa.

Ho imparato il significato della parola “nimistai”, la colpa che dava inizio alla faida, che poteva durare anche 10 anni.

Poco prima si poteva ancora chiedere scusa e farla finita lì.

Le scarpe dei banditi, sappiatelo, non avevano suole per non lasciare impronte.

Tornerò prestissimo ad Aggius perché sono stata sopraffatta dalla sua bellezza e devo rivedere tutto con calma.

Ad Aggius tornerò perché voglio ripercorrere le stradine del suo centro storico, che sono come un labirinto in cui imparare ad orientarsi. O a perdersi.

In particolare devo rifare la foto di questo murales che vedete in copertina: devo prima fare qualche passo indietro e guardarlo da lontano.

Mi accorgerò che è un tutt’uno con la montagna vera che gli sta accanto.

Aggius oggi diventa nastro, sassolino, pezzo di stoffa, che io ho voglia di dare perché mi apra la possibilità di un sogno, di un gioco.

Maria Lai, Aggius 2008

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