25 - 13 Aprile 2020

SARA BIASI: LA MIA INTERVISTA A UNA PERSONA BELLA

Sara Biasi Intervista

La protagonista di questa intervista è Sara Biasi, meravigliosa e visionaria Responsabile Comunicazione e Marketing di Pasqua Wines, storica azienda veronese di produzione di vini.

Sara Biasi è anche la fondatrice di So Bright, una boutique agency al femminile che si occupa di PR, Ufficio Stampa, Event Management e Digital Marketing.

Era ovvio che ci avrei preso gusto con le mie interviste per Megliounapersonabella.

Era ovvio perché mi emoziono quando mi viene in mente a chi fare l’intervista, quando scrivo le domande e soprattutto quando leggo le risposte.

Ed emozionarmi è la cosa che nella vita ambisco a fare il più possibile, quindi eccomi qui.

Sara Biasi Intervista

Cara Sara, non potevo non arrivare subito da te!

Sei una persona che ho avuto la fortuna di conoscere dal vivo, non solo sui social.

Ti ricordi quel giorno a Verona quando stavo per partire che cosa ti ho detto?

L’immagine che avevo di te da Instagram non solo mi era stata confermata ma addirittura aveva superato ogni mia aspettativa.

Di te ho amato subito, oltre alla bellezza, l’intelligenza, l’eleganza, la classe innata anche la sensibilità estrema in cui mi riconosco.

Quella che ti fa sentire tutto un po’ di più, nel bene e nel male, che ti fa soffrire di più e amare di più, quel nervo scoperto che so di avere da sempre, proprio come te.

I tuoi occhi mi hanno parlato subito chiaro.

Dopo questa dichiarazione d’amore che spiega ai miei lettori la mia scelta, ora partiamo con l’intervista.

Sei pronta, Sara?

1.Innanzitutto come stai? Questa è una domanda banale di solito e che oggi invece ci dice tutto quello che serve. Ti chiedo come stai, di salute e di cuore e come stanno i tuoi cari?

Tu mi conosci. L’immobilità non mi appartiene. Ma sono fortunata.

Vivo questo tempo sospeso con persone che amo e con cui condivido lo stress e la fatica dell’isolamento. Non sono sola.

Mi aggrappo a questa consapevolezza per non essere ‘lamentosa’. Anche questo non mi appartiene.

Soprattutto oggi che non ho ragioni serie per farlo, rispetto a chi deve rischiare la sua vita per curare, proteggere, garantire l’essenziale.

Ci sono giorni buoni e giorni no. Allora aspetto che tornino i buoni.

Ho imparato la pazienza. Rido mentre lo dico. Non avrei mai pensato di esserne capace.

Sara Biasi Intervista

2.In tempi di lockdown mi sembra quasi scontato chiederti: quale sarà il primo posto bello dove andrai quando tutto questo sarà finito?

Andrò ad abbracciare mio padre e mia madre. Non c’è posto migliore al mondo.

Poi riprenderò a vagabondare come sempre, fino a non sapere più neanche io dove sono.

Sai, tutti ora dicono: assaporeremmo le cose in modo più intenso.

Io ho sempre addosso questa intensità, che come dici tu è un nervo scoperto.

Mai come in questi giorni sono grata per questa caratteristica, che mi fa assaporare ogni momento della mia vita, trovando il buono anche in quelli che mi costano fatica.

Sara Biasi Intervista

3.Come stai trascorrendo questa quarantena? Hai dei piccoli trucchi da consigliare a me e ai miei lettori per trascorrere al meglio queste lunghe giornate in casa?

È un tempo sospeso, che ci sembra perso, ma sta a noi decidere se dargli valore o no.

Se provare rabbia per questo nemico invisibile o accettare la sfida. Non è sempre facile.

Io cerco ogni giorno una piccola ragione per essere felice. Può essere anche il sapore del caffè, l’abbraccio un po’ più lungo la mattina con i miei figli, una frase in un libro, una parola cara di un’amica (e tu ne sai qualcosa).

Un consiglio?

Create, amate con più cura, sognate a occhi aperti, oziate, leggete, telefonate. Soprattutto progettate quello che farete appena avremo di nuovo la libertà di muoverci.

A me progettare aiuta molto nelle giornate storte, mi tiene proiettata verso il futuro e dà un senso al presente.

Ma cercate qualcosa di veramente vostro.

Non scimmiottate i trend sui social. Nessuno vi obbliga a fare yoga, cucinare, leggere, se non vi piace.

Non valete di più o di meno. Non restiamo piegati su noi stessi.

Usciamo dai nostri bisogni, per vedere quelli degli altri: questo distoglie dal proprio malcontento o comunque lo ridimensiona.

C’è bisogno di generosità e ce ne sarà ancora di più domani. Vera, faticosa, non facile.

4.Hai vissuto a Milano per molti anni e so che ami moltissimo la nostra città. Quali sono i tuoi tre posti belli di Milano che ti mancano di più?

Sono molti più di tre, (maledizione)!

Ti direi:

  • Parco Sempione, la mattina presto, quando andavo a correre con la musica a palla
  • casa mia, piena di luce, la domenica, con il profumo di dolci che saliva da Marchesi in via Meravigli proprio di fronte al mio palazzo
  • la Pinacoteca di Brera per una pausa dal mondo
  • Pellini e i suoi bijoux di resine preziose
  • la Triennale per una mostra e un brunch con gli amici
  • Trippa e il suo vitello tonnato
  • i Navigli per un gin tonic bevuto seduti per terra

Ce ne sono molti altri. Mi fermo qui, o mi annienta la nostalgia.

5.Credi che il mondo diventerà un posto più bello dopo questa pandemia che ci ha travolti come uno tsunami? O pensi che non cambierà nulla ognuno per se stesso?

Come ha scritto Ferrara su Il Foglio: è una pandemia, non una catarsi.

Ma credo che il Covid sarà uno spartiacque che non possiamo ignorare.

La consapevolezza della nostra fragilità ci resterà sotto pelle.

Potremo fare gli struzzi fingendo di ignorare che questo virus ci ha buttato addosso ansia, paura, sofferenza.

Oppure provare a rielaborare tutto questo per vivere in modo più consapevole, distinguendo cosa è indispensabile e cosa non lo è.

Io alcuni distinguo su di me li ho già fatti, eppure poi viverli è difficile.

Grazie Sara per il tempo che mi hai dedicato, ma soprattutto grazie per l’emozione che mi hai regalato con le tue parole.

Spero di abbracciarti presto dal vivo e di brindare insieme con un calice di Amarone.

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