35 - 21 Agosto 2019

SONO DIVENTATA GRANDE

Sono diventata grande la prima volta a 14 anni quando ho capito che il mio papà non era infallibile.

Ho scoperto in quel momento che l’amore ha pochissimo a che a fare con la perfezione e moltissimo a che fare con il perdono.

Questa fondamentale lezione mi ha consentito di non ritrovarmi a 40 anni ancora figlia, con un marito che si sente una brutta copia di un padre perfetto.

Sono diventata grande nell’osservare e inconsapevolmente immagazzinare i sacrifici di mia mamma.

Sono le cose che vediamo da bambine quelle che fanno di noi le donne che saremo.

Quella lezione silenziosa e costante, ogni alba e ogni sera, l’ho imparata a memoria e mi ha teso la mano quando il gioco si è fatto duro.

Considero un enorme privilegio per me e per chi mi vive intorno non essere stata viziata.

Sono diventata grande quando tu papà, mi hai detto: non si può fare sempre quello che si vuole.

È una frase che mi si è impressa a fuoco nell’anima e che mi risuona in testa ogni giorno della mia vita.

Ci credo profondamente e non la vivo come una privazione, ma come una consapevolezza che deve arrivare quando diventiamo grandi.

La libertà immensa di cui ho goduto nella mia infanzia e poi nella mia adolescenza mi ha fatto diventare grande.

Però sono diventata grande davvero quel giorno a 16 anni quando, di fronte a una richiesta di troppo, sempre tu, papà, mi hai detto: non è elegante.

E in mezzo a tutti i miei infiniti errori, all’eleganza che talvolta ho fallito, quella tua frase l’ho sempre tenuta a mente.

Sono poi diventata grande quando ho preso le mazzate della vita, capita, talvolta o spesso, a molti.

E più ancora quando ho capito che non rifaccio mai due volte lo stesso errore. Una volta, non due.

Ma soprattutto lo sono diventata quando ho accettato una realtà che mi faceva male, comprendendo la prima e assoluta regola di vita.

E cioè che non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cambiare tantissimo il nostro modo di reagire agli altri.

Diventare grande per me ha significato distogliere lo sguardo dagli altri e girarlo su di me.

Sono diventata grande, e moltissimo, quando ho imparato a non giudicare nessuno.

Né alla prima impressione né all’ultima.

Che la vita al momento mi ha insegnato semplicemente che degli altri, nessuno escluso, non sappiamo niente.

Sono diventata grande quando ho capito chi ero e cosa volevo, i miei limiti e le mie necessità.

Mi sono fermata, mi sono ascoltata e da quel momento in poi ho fatto sempre e solo quello che il cuore mi chiedeva.

Se questo ha significato deludere qualcuno, mi è dispiaciuto ma non mi ha spostato di un centimetro.

Perché nessuno a parte 3 persone al mondo, di cui due mi assomigliano moltissimo, ha la precedenza su di me.

Sono diventata grande quando in seguito a questa illuminazione ho imparato a dire serenamente di no, con le parole e con i fatti.

Ho messo i paletti, certe volte dei fili spinati vabbè, e ho tenuto fuori chiunque tentasse di disturbare il mio percorso con richieste, esigenze, pretese.

E di questa lezione devo ringraziare solo te.

Sono diventata grande ogni volta che sono tornata indietro, che mi sono voltata, ci ho ripensato e ho cambiato idea.

Tu, papà, mi hai sempre ripetuto che solo gli stupidi non cambiano mai idea.

Non credo affatto che si debba solo guardare avanti.

Il passato, il mio passato, mi insegna ogni giorno milioni di cose.

E così sono diventata grande chiedendo scusa, una volta in più, di solito per prima, quasi mai per seconda.

Ho imparato che le persone spesso fanno quello che possono, come possono, tante volte è il meglio che possono.

Poi certo, sono diventata grande quando mi è parso illuminante e semplice che sono diventata grande.

Che preferivo dormire tre ore in meno, proprio io!, per essere una mamma più lucida, con 2 o 3 caffè in corpo, al vostro risveglio.

E in particolare lo sono diventata quando mi sono accorta all’improvviso che gli adolescenti eravate diventati voi.

E che i vostri incasinatissimi impegni sociali, in continua evoluzione durante la giornata, hanno la precedenza sui miei.

Che l’estate siete voi.

Che il mio ruolo è di stare qui, un passo indietro, non mi riesce benissimo, diciamo che ci provo.

Mi è tornata in mente proprio quella frase di mio papà: non puoi fare sempre quello che vuoi.

E non conta proprio più niente dove vorrei andare o non andare io, ora tocca a voi.

Conta solo la vostra estate di spensieratezza, di risate a crepapelle, di gelati, di saluti tra le lacrime, di ultime sere, di magliette dimenticate.

Di chiacchierate fiume, di litigate finite in un attimo, di programmi deliranti e improvvisati, del mare che ne vedete poco, del mondo là fuori che andate a scoprire.

L’estate è per voi, che state diventando grandi.

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