53 - 12 Ottobre 2017

LA TRISTEZZA HA IL SONNO LEGGERO

Lorenzo Marone
Longanesi 2016

La tristezza ha il sonno leggero libro di Lorenzo Marone

Se potessi parlare con Lorenzo Marone gli direi che è vero, la tristezza ha il sonno leggero. 

E nel tuo libro, Lorenzo Marone, la tristezza è quella composta, che fa rima con le scelte non fatte.

La tristezza, però, può essere un buona compagna di vita, quieta e silente, la riconosce nei nostri occhi chi ha la voglia (e il tempo?) di guardarli davvero. 

Ha il sonno leggero perché non riposa mai, del tutto, la tristezza.

O forse perché all’improvviso può svegliarsi, cambiare, trasformarsi.

Tristezza non significa per forza infelicità.

Certe volte tristezza è anche ironica consapevolezza, è il cumulo delle scelte non fatte che ci guardano per  tutta la vita.

Il fatto è che tutto ciò che non fai quando è il momento di farlo, te lo porti dietro come una zavorra per il resto dei tuoi giorni.

È anche accettazione, mica sempre rassegnata di alcuni passaggi, di alcune realtà, di alcuni vuoti, di alcune necessarie sofferenze.

Come un marchio di fabbrica che ti hanno impresso da piccolo e che non riesci a cancellare dalla tua pelle.

Dicono che la sofferenza renda migliori le persone. Io sono una persona sensibile grazie al dolore che ho ingurgitato. Certo, se sapessi anche cosa farmene di tutta questa sensibilità. Perché sarà pur vero che chi ha sofferto è più delicato e profondo, ma sono sempre i felici quelli che ti sorridono senza un perché.

Se hai 40 anni, sei sostanzialmente brutto, sei un indeciso cronico e stai ancora cercando di capire chi sei, Erri Gargiulo sei tutti noi.

Si dice che il carattere di una persona si formi nei primissimi anni di vita. Sono i primi anni che influenzano tutto il resto. Una bella fregatura. Perché basta che per un motivo o per l’altro quel periodo non vada per il verso giusto, che sei rovinato per sempre. Hai voglia ad andare a cercare cos’è stato a farti diventare come sei, qual è l’avvenimento che a un certo punto ti ha fatto deviare percorso.

Erri cresce come un mezzo figlio, con due mezze case, due mezzi padri, diversi mezzi fratelli.

La mia condizione di bambino con due famiglie, due case, due padri, una madre e mezza e non so più quanti fratelli, mi aveva spogliato del ruolo di figlio, delle sensazioni che i bambini provano nella pancia senza nemmeno saperlo, un insieme di coraggio e forza che nascono quando ci si sente importanti, al centro dell’attenzione dei propri familiari. Io, quella forza, semplicemente non l’avevo.

Ma riesce a fare di tutti questi mezzi molto più di un intero. 

Che grandissimo casino la famiglia! E che super grandissimo casino la famiglia allargata. I ricordi che ci portiamo dietro sono anche la nostra personalissima ricostruzione del passato. 

Eppure può essere una fortuna talvolta trovare un secondo papà, se è quello giusto.

Impiegammo otto mesi per portare a termine il nostro faraonico progetto. Sei furono, invece, i mesi trascorsi prima che mamma e Mario decidessero di vivere insieme. Solo due, infine, bastarono a me per capire che anche i padri degli altri, se vogliono, possono farti da padre.

Forse un bambino che impara a conquistare “l’attenzione che non gli è dovuta”, avrà sempre un po’ di tristezza negli occhi quando sarà diventato un uomo.

Loro sono cresciuti nella bambagia, in un ambiente protetto, io, però, ho imparato a conquistare l’attenzione più difficile, quella che non ti è dovuta.

Dovremmo avere sempre ben chiaro in testa che la nostra felicità è affar nostro, solo nostro.

Dovrebbe essere il primo e anche l’ultimo insegnamento da dare ai nostri figli.

Da un po’ di tempo la gente dice che sono cambiata. Può darsi, tutti cambiano in continuazione. Anche tu lo farai spesso. Solo che il cambiamento fa paura, è qualcosa che chi ti è accanto non accetta di buon grado. Perciò prima o poi troverai chi ostacolerà la tua voglia di cambiamento, ti diranno che non ti capiscono più, che sei egoista. Con ogni probabilità saremo proprio tuo padre e io a romperti le scatole, a non comprenderti e ad accusarti di non essere più come prima. Tu fregatene e vai avanti per la tua strada, a costo di ferirci, a costo di ferirti. Ricordati, sei e sarai sempre responsabile soltanto della tua felicità.

Grazie Lorenzo Marone, per aver scritto un po’ di tutti noi.

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