56 - 13 Ottobre 2016

BAMBINI E BASTA

Irene Bernardini
Mondadori 2012

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La responsabilità. Una parolona. Di cui abusiamo quando la assegniamo ai bambini. Di cui ci liberiamo in fretta quando tocca a noi. Responsabilità, rispondere a, rispondere di, offrire sponda.  Prima di chiedere a una ragazzina di quattordici anni di rispondere di se stessa, delle proprie scelte e decisioni, forse dovremmo offrirle sponda e porle qualche domanda (certe domande si fanno senza parlare, si fanno col cuore): come stai, che cosa ti passa per la testa, a che punto sei, quali sono i tuoi desideri, i tuoi talenti, i tuoi sogni, le tue paure, in che cosa ti senti forte, in che cosa ti senti debole, che cosa sta cambiando…?Le domande, si sa, contano più delle risposte quando qualcuno sa porgerle con amore, quando troviamo il coraggio e il silenzio per rivolgerle a noi stessi. Le domande hanno il potere di dare dinamismo, senso e legittimazione ai dubbi che, da soli, ci possono confondere e angosciare. E se abbassiamo lo sguardo da una quattordicenne a un bimbetto più piccolo, le domande sono ancora più importanti, perché ci obbligano a guardarli, a vederli davvero i nostri figli. A cercare noi stessi le risposte, grazie a quello sguardo che si prende tempo e non si affida solo alle parole apparentemente così evolute dei bambini di oggi.
E allora, con qualche buona probabilità di non sbagliare, possiamo decidere. Possiamo dire ciò che un bambino desidera sentirsi dire: “Tranquillo, ci penso io”.

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Mi mancherà dottoressa, mi mancheranno le sue parole chiare e il suo sguardo limpido, senza giudizio. In un mondo che mi è sempre più estraneo, in cui il lavoro di cura verso i bambini (e aggiungerei verso gli anziani) non ha più alcun valore né riconoscimento sociale e si ha solo fretta di scaricarsela quella responsabilità. Grazie. Grazie, ovunque lei sia oggi, grazie.

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